
«Vai a fare la prostituta». Un insulto pesantissimo, stavolta proferito da una donna tifosa della Pallacanestro Motta durante un match di Divisione Regionale 1 contro il Joint & Welding Feltre un'arbitra padovana. La partita, disputata sabato 8 marzo, si è conclusa sul parquet per 79-74, ma è tutto quello che è accaduto al di là del verdetto del campo ad aver alzato un polverone.
I fatti
Proprio nella giornata della Giornata internazionale della donna, è accaduto quello che nessuno avrebbe voluto raccontare. E cioè che la giovane, fischietto padovano che già a 10 dicembre era stata vittima di un episodio analogo a Cittadella che aveva portato alla squalifica del campo padovano per due giornate, è stata apostrofata ripetutamente dalla madre di un giocatore del Motta, fino a quando non è stato davvero troppo. Al terzo minuto dell’ultimo periodo, con i Wildcats di casa sul +4 e con la partita in pugno, arriva quell'insulto, «vai a fare la prostituta». A quel punto l'arbitra non ce la fa più, scoppia in lacrime e sospende la partita per circa venti minuti. La giovane direttrice di gara torna negli spogliatoi, ma viene raggiunta e convinta a tornare in campo per completare la partita. Lo fa, ma in uno stato d'animo in tutta evidenza poco sereno, tanto che vengono fischiati sette falli consecutivi al Feltre e il Motta vince di cinque lunghezze. Un dettaglio, ma che fa capire le condizioni emotive della giovane dopo aver ricevuto quell'offesa in un giorno di riflessione sulla condizione femminile. Il caso è arrivato subito sul tavolo del giudice sportivo e della Fip, con il presidente nazionale Gianni Petrucci immediatamente informato del fatto.
L'iniziativa contro gli insulti agli arbitri
La reazione - La Pallacanestro Motta ASD ha emesso lunedì un comunicato in cui prende fermamente le distanze dall'accaduto e si dissocia da «qualsiasi comportamento irrispettoso o offensivo che possa essere stato rivolto nei confronti della coppia arbitrale. La nostra società, da sempre impegnata nella promozione dei valori dello sport, dell’inclusione e del rispetto, conta nel proprio organico sia allenatori che atlete femminili, che militano in diverse categorie. Inoltre, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, nei giorni 8 e 9 marzo, abbiamo organizzato eventi e manifestazioni mirate alla sensibilizzazione su tematiche di rispetto e parità di genere». Il presidente Gianni Granzotto ha aggiunto: «Siamo stati i primi nella provincia di Treviso a lanciare il progetto "Me Gusta Fare l'Arbitro", accompagnato dallo slogan "Se fossi tuo figlio, mi urleresti contro?", un'iniziativa che ha come obiettivo la tutela e il rispetto degli arbitri, figure fondamentali per il corretto svolgimento delle competizioni. Per questi motivi, ribadiamo la nostra netta condanna verso qualsiasi comportamento scorretto e ci impegniamo ad approfondire quanto accaduto per verificare l’effettiva dinamica dei fatti. Solo dopo aver acquisito tutti gli elementi necessari, valuteremo eventuali provvedimenti da adottare». Nell'invitare tutti a mantenere un clima di rispetto, la società ha detto di confidare «nel senso di responsabilità di tutti affinché episodi simili non abbiano mai spazio nel mondo della pallacanestro».
Zaia: mi auguro il Daspo
Sul caso è intervenuto anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: «Se un giovane arbitro donna viene fatta oggetto di insulti sessisti da parte di un’altra donna, significa che dobbiamo prendere atto con sconcerto che ci sono situazioni nelle quali non esiste più nemmeno la vergogna. Si vergogni invece chi ha profferito quelle offese e sia orgogliosa di sé stessa la giovane arbitra alla quale va tutta la mia solidarietà. Quanto alla colpevole degli insulti, per lei mi auguro il Daspo»
fonte:corriere.it